Una vera e propria passione, quella per la centrale operativa, cominciata 25 anni fa e ancora viva come il primo giorno. Stefano Cornelli ha 53 anni ed ha iniziato a lavorare per Sorveglianza Italiana nel giugno del 1995. “Allora si chiamava ISPB – specifica -, diventata Sorveglianza Italiana dopo la fusione con CVB. I primi due giorni ho fatto piantonamento notturno, poi la dirigenza mi ha chiesto di provare la centrale operativa e non sono più andato via”. Cornelli, da quando aveva 18 anni e fino a pochi anni fa, faceva parte della Croce Rossa Italiana come volontario: “Probabilmente è anche per questo motivo che mi hanno proposto l’incarico di operatore, dato che per la Cri avevo già fatto un’esperienza simile. A me piacevano i computer, le ricetrasmittenti, così ho accettato e, terminato il periodo di prova, ho deciso di accettare. È un lavoro delicato, impegnativo, che richiede prontezza di riflessi, velocità di pensiero, capacità di risoluzione dei problemi e di relazionarsi con il cliente. È piuttosto stressante, ma ti dà tante soddisfazioni”. La Centrale Operativa è il cuore pulsante di Sorveglianza Italiana. È il luogo dove si gestiscono gli allarmi, da dove partono le indicazioni per le pattuglie sparse sul territorio, dove avvengono le video-ispezioni, dove si entra in contatto con il cliente. Una stanza completamente blindata, in grado di resistere a qualsiasi tipo di attacco, compreso quello terroristico, certificata UNI CEI EN 50518 di primo e secondo livello. “Qui non entra nessuno se non gli operatori di turno. Nemmeno le guardie giurate. Se hanno bisogno di qualcosa ci chiamano e gli scambi avvengono nella bussola. Ci sono informazioni troppo importanti e riservate, dati sensibili che vanno protetti”, spiega Cornelli. “Chi si affida al nostro servizio vuole sicurezza e noi dobbiamo dagliela. I rapporti con i clienti vanno gestiti al meglio, bisogna avere la capacità di valutare ogni singola situazione e cercare la soluzione migliore per gestirla. È importantissimo dare le giuste informazioni per fare in modo che i nostri colleghi in strada possano programmare l’intervento nel modo più idoneo. Ne va della sicurezza delle persone”, continua. I momenti in cui il lavoro in centrale operativa diventa più difficoltoso sono legati ai temporali, che mai come negli ultimi anni raggiungono un’intensità tale da provocare spesso danni e allagamenti: “In alcuni momenti arriviamo a gestire anche 5mila allarmi in poche ore. Noi contattiamo le radiomobili che vanno a controllare sul posto la situazione e anche per le guardie giurate di pattuglia sono turni di superlavoro, dato che si devono spostare da un cliente all’altro nel modo più celere possibile. Quando nel 2016 c’è stato il nubifragio in città e nella zona a sud di Bergamo, dalle 22 alle 6 in centrale sono arrivate 27mila chiamate”. Com’è cambiato il lavoro in 25 anni? “Beh, è cambiato moltissimo. Innanzitutto è aumentato il numero di clienti. E poi la tecnologia ci è venuta in soccorso, aiutandoci a gestire una mole di lavoro davvero importante. Una volta, quando suonava un allarme ci arrivava una semplice segnalazione sul pc e scattava il controllo della pattuglia, che però aveva pochi elementi per predisporre l’intervento. Ora invece sappiamo esattamente in quale punto dell’azienda l’allarme entra in funzione, se segnala un’intrusione o un incendio, abbiamo delle telecamere che ci permettono un’ispezione preventiva. La sicurezza dei beni e delle persone è molto migliorata. Le radiomobili di Sorveglianza possono contare su un sistema radio e su smartphone con app specifiche che ci consentono di inviare le comunicazioni ai colleghi con tanto di posizione e mappa del luogo da raggiungere. Una volta terminato l’intervento, le guardie giurate fanno rapporto direttamente sullo smartphone e tutto viene registrato. Questo ci consente di utilizzare meno le radio, è un canale più sicuro”. In questi anni c’è stato qualche episodio che l’ha particolarmente colpita? “Circa 20 anni fa è scattato l’allarme sul tetto di un deposito di Zingonia. Due ladri cercavano di introdursi dal soffitto quando una parte della copertura ha ceduto e uno dei due è caduto all’interno del capannone, morendo sul colpo. Un’altra volta alcuni malviventi stavano cercando di rubare una cassaforte a San Paolo d’Argon. Quando hanno visto la pattuglia di Sorveglianza Italiana sono risaliti in auto, puntando dritti contro il nostro mezzo per andargli addosso. Per fortuna il collega che era alla guida ha avuto la prontezza di sterzare, evitando così l’impatto”. Stefano Cornelli ha ricevuto due importanti riconoscimenti da Sorveglianza Italiana in questi anni. Il primo nel 2014, quando l’azienda lo ha segnalato a Confindustria per il conferimento del prestigioso premio “Eccellenze al lavoro”. Il secondo è molto recente e riguarda la sua partecipazione al gruppo di guardie giurate che, durante il boom dell’emergenza sanitaria dovuta alla diffusione del Covid, ha prestato servizio notturno volontario al campo di sanificazione delle ambulanze allestito nell’area feste di Dalmine. “Nonostante siano passati 25 anni, il mio lavoro continua ad appassionarmi – conclude Cornelli -. Non smetterò mai di cercare di migliorarmi, di imparare qualcosa di nuovo, di dare il mio apporto e pieno supporto a Sorveglianza Italiana, un’azienda che quest’anno ha raggiunto il traguardo dei cento anni. Una vera eccellenza sul nostro territorio, della quale sono onorato di far parte”.