È il volto femminile della centrale operativa di Sorveglianza Italiana. Si chiama Michela Cucciniello, ha 46 anni, quattro figli, studi in campo artistico, è appassionata di motori e di fotografia e da due anni lavora nella sede di via della Clementina.
La sua vita professionale è molto variegata: per quasi vent’anni è stata dietro al bancone della caffetteria Bazzini di Longuelo poi ha lavorato come amministrativa all’ospedale Papa Giovanni XXIII e nei musei di Città Alta. Fino a quando, nel 2015, è stata organizzata l’Expo a Milano. “Ho visto in questo importante evento una possibilità di cambiamento, così ho frequentato un corso per segreteria fieristica e sono stata chiamata da un istituto di vigilanza privata milanese – racconta -. Sono stata impiegata in Expo per tutti i sei mesi di durata dell’iniziativa, poi mi hanno affidato altri incarichi e, nel 2016, ho cambiato istituto e sono stata assegnata alla centrale operativa”.
Come è entrata a far parte dello staff di Sorveglianza Italiana?
“Sono presidente di Sicuscuola, un’associazione di volontariato che si occupa di formazione dei volontari ed ho tenuto un corso di “Sicurezza negli eventi” per alcune guardie giurate di Sorveglianza Italiana. Qualcuno mi ha notata e mi ha segnalata alla direzione del personale, così mi hanno contattata per un colloquio e, vista la mia esperienza precedente, mi hanno assunta alla centrale operativa”.
Le piace il suo lavoro?
“Sì, mi piace molto. Richiede elasticità mentale, prontezza, capacità di gestione delle criticità. E poi c’è il contatto con l’utente, dove servono gentilezza ma anche fermezza. Lavorare in centrale operativa è molto impegnativo, concitato, non ci si ferma un attimo in quanto dobbiamo gestire tutti gli allarmi, mantenere i contatti con le guardie giurate che sono sul territorio e che devono intervenire fisicamente sul posto, collaborare con le Forze dell’Ordine. Non solo: oltre agli allarmi in centrale arrivano anche i segnali tecnologici, come ad esempio l’assenza di alimentazione. È importantissimo il ripristino immediato, quindi è fondamentale riuscire ad intervenire nel minor tempo possibile per far sì che tutta la tecnologia a disposizione funzioni per il meglio per proteggere i beni degli utenti e garantire la sicurezza dei colleghi di pattuglia”.
Quali sono i momenti più difficili da gestire?
“Quando ci sono i temporali gli allarmi suonano di continuo e dobbiamo organizzare i tutti i controlli. Parliamo di migliaia nel giro di poche ore”.
Si ricorda una situazione particolare che si è trovata a dover fronteggiare?
“Sì, una notte è suonato un allarme ed ho inviato un mio collega sul posto per una verifica. Mentre ero al telefono con lui, dai monitor in centrale ho visto che erano entrate delle persone e lui se le è trovate davanti. Io ho assistito in diretta alla scena ma per fortuna è andato tutto bene, è riuscito a fermarli e i carabinieri li hanno arrestati”.
Lei è sempre impegnata nei turni di notte?
“Sì, ho chiesto io alla direzione di poter essere impiegata su due turni. Faccio sempre dalle 19 alle 3 o dalle 22 alle 6, così di giorno posso occuparmi dei miei figli che per fortuna ora sono grandi (il maggiore ha 22 anni, il più piccolo 11) ma hanno comunque bisogno della mamma”.
Durante il lockdown è sempre stata in servizio.
“Non ho mai saltato un giorno e, insieme ad altri 19 colleghi, mi sono offerta volontaria per il presidio notturno al campo di sanificazione delle ambulanze allestito a Dalmine. Oltre ad effettuare servizio operativo, ho gestito e organizzato i turni di tutti i volontari che hanno dato la loro disponibilità. Per sicurezza ho deciso che non avrei visto i miei figli finché l’emergenza non fosse rientrata, così per due mesi li ho solo sentiti per telefono. A badare a loro ci pensava il padre, che era a casa come tantissimi altri lavoratori di servizi non considerati essenziali. È stata dura, ma ritengo sia stato uno sforzo necessario da parte di tutta la famiglia”.
Oltre a lavorare in centrale operativa le viene chiesto anche di presenziare nelle situazioni di rappresentanza.
“Sì, indosso la mia bellissima divisa e, insieme ad altri colleghi, rappresento la parte femminile di Sorveglianza Italiana durante gli eventi istituzionali”.
Qual è la caratteristica distintiva di Sorveglianza Italiana secondo lei?
“Ho lavorato in quattro istituti di vigilanza e posso dire che nessuno ha dei tempi di intervento così bassi. Nel giro di pochi minuti le pattuglie sono sul posto grazie ad una presenza capillare su tutto il territorio. Il personale è molto professionale e motivato e credo che questo mix di valori renda Sorveglianza Italiana una realtà ben al di sopra della media”.
Cosa la gratifica di più nel suo lavoro?
“Quando gli utenti mi ringraziano per aver risolto delle problematiche che li hanno coinvolti. Allora so che ho lavorato bene e il loro apprezzamento mi rende orgogliosa”.