Alessandro Moresca, da militare a guardia giurata

"L'idea di indossare una divisa mi ha sempre affascinato. Tanto che, quando per stare vicino alla mia famiglia ho scelto di abbandonarla per fare un altro lavoro, mi è mancata talmente tanto che ho capito di non poterne fare a meno". Comincia così il racconto di Alessandro Moresca, guardia particolare giurata in forze a Sorveglianza Italiana Spa. "A 18 anni sono entrato come volontario nella marina militare, svolgendo le attività di macchiniere e timoniere di bordo. Lì ho capito che quella vita mi sarebbe piaciuta moltissimo. Ma, come dicevo prima, dopo aver conosciuto mia moglie, ho scelto di abbandonare la divisa e mettermi a fare il panettiere, con mio suocero. Non è durata molto, a dire la verità. Il richiamo e la voglia di aiutare gli altri mi hanno portato a lasciare la mia Sicilia e a partire per il Nord, per Milano, dove c'erano mio fratello e mio zio ad aspettarmi, entrambi guardie giurate". Non è stato semplice lasciare la sua terra, ma alla fine ne è valsa la pena: "Diciamo che l'ostacolo più grosso è stato il distacco dalle origini, soprattutto per mia moglie. Ma devo dire che, dal 2004 ad oggi, non abbiamo rimpianti. Anzi. Bergamo è bellissima, lo è sempre stata. Avevo avuto modo di vederla in precedenza, quando venni per far visita ad un amico, e non l'ho più lasciata". Moresca fa parte della grande famiglia di Sorveglianza da quando era ancora Corpo Vigilanza della Città di Bergamo: "Sì, ho cominciato a lavorare poer l'azienda parecchi anni fa, quando aveva ancora la vecchia denominazione. Devo dire che ho sempre trovato un clima molto positivo: lavoro per una realtà seria e professionale, straordinariamente organizzata e, oltre che colleghi, ho trovato tanti amici. All'inizio, ambientarsi, soprattutto al clima, non è stato semplice. Abitavamo a Vidalengo e la nebbia era una cosa che avevo visto solo in televisione, nei film. Poi, piano piano, ci siamo abituati. E devo dire che, ad oggi, l'unica cosa che manca a Bergamo è il mare. Per il resto è perfetta". Moresca ama il suo lavoro: "Mi rende orgoglioso il sapere di poter aiutare gli altri. Mi rende orgoglioso quando, ancora oggi, mio figlio Cristian mi definisce il suo eroe e quando, come da piccolo, mi chiede quanti cattivi ho preso. Oggi ha 11 anni e mi guarda con la stessa ammirazione di un tempo. Questa cosa non ha prezzo". E la nostalgia della Sicilia è solo un ricordo: "Lui parla bergamasco meglio di me (ride ndr). Qui abbiamo trovato un lavoro, una famiglia, una terra ospitale, amici e colleghi. Non ci manca davvero nulla".